Modernizzazione digitale: a che punto siamo?

La modernizzazione digitale del paese richiede una visione di livello grandioso. Assomiglia, se si vuole, alla modernizzazione ricercata con le riforme istituzionali e con la riforma della burocrazia. Riguarda le relazioni tra i cittadini e la pubblica amministrazione, conducendo le sue strutture verso una nuova trasparenza e apertura dei dati, un nuovo rispetto dei diritti e delle relazioni civiche, una nuova partecipazione, ma va oltre: riguarda l’intera filiera dell’innovazione dell’economia, la moltiplicazione delle opportunità di lavoro, la rigenerazione del sistema educativo, la qualità della vita nelle città, la connessione internazionale del paese, l’inclusione sociale, le politiche per le aree meno sviluppate del paese, l’efficienza della sanità, il sistema dell’informazione, la sharing economy e dunque la cultura della cooperazione e del volontariato, il turismo, l’automazione industriale, il commercio, le esportazioni, la cultura, e così via.

(Dall’articolo “Aspettative e realtà: la guida dell’Agid e tutto il resto dell’agenda”, Luca de Biase http://blog.debiase.com).

Alla fine degli anni Novanta l’Italia era avanti nell’agenda digitale. Oggi è indietro come quasi nessun altro paese, come mostra la tabella risultati con gli indicatori dei paesi europei, designata come scoreboard europeo, che si può consultare all’indirizzo:
http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/digital-agenda-scoreboard

LE BUONE NOTIZIE (EUROPA)
L’Unione Europea procede con la sua agenda digitale: grafici e numeri del report 2014, con il caso (negativo) dell’Italia.

Il numero di persone che usano Internet almeno una volta alla settimana è aumentato dal 60% al 72 %. Tra i paesi con la crescita più elevata ci sono Grecia, Romania, Irlanda, Repubblica Ceca e Croazia.
Sarà raggiunto l’obiettivo per il 2015 del 60% di penetrazione Internet nelle classi disagiate.
In quattro anni il numero di e-shop è aumentato vertiginosamente. Un cittadino europeo su due naviga abitualmente in questi tipo di siti.
La totalità degli europei ha accesso alla banda larga, includendo naturalmente le diverse opzioni (fibra, cavo, ADSL o 3G/4G accesso mobile).

LA SITUAZIONE ITALIANA
https://ec.europa.eu/digital-agenda/en/scoreboard/italy

La situazione italiana, come c’era da attendersi, non è su questi livelli. Lo scoreboard Italy prende in considerazione le condizioni di mercato, la penetrazione di Internet, le competenze digitali (grande tema di questo paese), l’e-commerce, la digitalizzazione delle PA, la sanità e la ricerca tecnologica.

  • Uso e accesso alla rete. Nel 2013, il 56% degli italiani ha utilizzato Internet almeno una volta alla settimana: media ben al di sotto di quella europea, che è al 72%.
  • L’Italia mostra i tassi più bassi di uso quotidiano di Internet. I 30 Mbps in download sono disponibili per il 21% delle case (62% nell’UE). Inferiore alla media europea anche l’adsl flat (68% contro 76% UE), anche se è cresciuta di 13 punti rispetto a due soli anni fa.
  • Sul lato mobile, la quarta generazione LTE è disponibile per il 39% della popolazione (rispetto al 10% nel 2012). Il tasso di take-up della banda larga mobile è stata del 66%, superiore alla media UE del 62%.

In Italia il numero di persone escluse da Internet è ancora superiore alla media europea.

  • Competenze digitali. Forse i dati più sconfortanti: il 60% degli italiani ha competenze digitali basse o nulle, rispetto al 47% della media UE. Le persone svantaggiate (cioè individui di età 55-74 anni, bassa istruzione, disoccupati) in Italia sono meno altamente qualificati nel digitale che in gran parte dell’Europa.
  • E-commerce. Nonostante una crescita costante supportata il più possibile dal settore, anche nel commercio elettronico l’Italia è indietro rispetto alla media. Nel corso del 2013, infatti, soltanto il 20% degli italiani ha acquistato beni o servizi online: in Europa la media è del 47%. Il problema è infrastrutturale, culturale, di mezzi. Non solo l’Italia ha il peggior tasso di cross-border (cioè il numero di transazioni online su estero), ma ha anche un numero insignificante di PMI che fanno ecommerce: il 5%. Tre volte meno della media europea.

Anche per quanto riguarda l’interazione con la pubblica amministrazione, l’Italia è confinata inesorabilmente nella parte sinistra del grafico rispetto alla media EU.

  • eGovernement. Un’altra voce che racconta del ritardo italiano. Nonostante una crescita del 19% rispetto al 2012, gli italiani che hanno fatto uso di adeguati strumenti digitali nella relazione con l’amministrazione pubblica sono il 21%: venti punti meno della media europea. Soltanto un italiano su dieci negli ultimi due anni ha compilato un modulo online per un comune o un altro ente pubblico. Disastroso. Ma non è solo colpa delle PA: gli indici di performance e di trasparenza sono in linea con gli obiettivi europei. Dunque la spiegazione è che molti cittadini non conoscono l’offerta online delle PA oppure non hanno le competenze per usarle.
  • Partecipazione ai fondi. Un punto sul quale ha molto insistito il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il programma 2007-2013 ha portato 828 milioni di euro, per lo più destinati ad istituti di alta formazione e centri di ricerca. Ma è noto come in generale l’Italia non sia virtuosa nel fundrising e nell’uso dei fondi europei.

Informazioni tratte dall’articolo di Marco Viviani: Agenda Digitale Europea: i numeri no dell’Italia

By |22 Luglio 2014|